Dodici presenze in Serie A, tra il 2016 e il 2018, con le maglie di Palermo e Fiorentina, a cui si aggiungono 24 partite con le giovanili della nazionale italiana, tra Under 17, Under 18, Under 19 e Under 20. Quindi, l'approdo in Kings League con la maglia dei Boomers. Simone Lo Faso, attaccante classe '98, si è raccontato in esclusiva nell'intervista rilasciata a Chiamarsibomber.com.
6 novembre 2016: il giorno del tuo esordio in Serie A, con la maglia del Palermo, contro il Milan. Ci racconti le emozioni di quella giornata?
"Un giorno indimenticabile, un ricordo che porterò per sempre nel mio cuore. C'era tutta la mia famiglia in tribuna e i tifosi non vedevano l'ora di vedere esordire un giovane palermitano con la maglia rosanero. Durante il riscaldamento, dissi al preparatore atletico che avevo bisogno di fare qualche scatto perché non riuscivo a spezzare il fiato. In quel momento mister De Zerbi è stato bravo a calmarmi e fortunatamente sono riuscito a gestire la situazione abbastanza bene".
Hai esordito in Serie A con De Zerbi allenatore. Com'è stato lavorare con lui e quanto può crescere ancora come tecnico?
"Di De Zerbi ho ricordi bellissimi, aveva già dimostrato di essere un allenatore preparato sulla panchina del Foggia, in Serie C. Mi ha insegnato tanto: uno dei concetti che mi è rimasto maggiormente impresso è la capacità di smarcarsi e trovare la posizione giusta senza palla, cosa che inizialmente facevo più fatica a fare. Penso che abbia tantissimi margini di miglioramento, è sempre stato abituato a lavorare tanto ed è pienamente dedito a tutto ciò che riguarda la squadra. Per quello che sta dimostrando, credo che sia uno dei migliori allenatori al mondo. Di De Zerbi ricordo un aneddoto in particolare: un giorno, mentre ci allenavamo a Boccadifalco, nella vecchia struttura del Palermo, mancava l'impianto di illuminazione. Ci allenammo fino alle 19.30 e il team manager riprese tutto con la torcia del cellulare a causa dell'assenza delle luci. Fino a quando gli esercizi non venivano eseguiti come voleva lui la seduta non si concludeva. Questo dimostra quanto fosse maniacale nel lavoro già allora".
L’anno successivo, alla Fiorentina, hai avuto l’occasione di lavorare con Pioli: che ricordo hai di quell'esperienza?
"Dal punto di vista della gestione della squadra Pioli è un grandissimo allenatore, cercava di far sentire parte del gruppo anche chi giocava meno. In quella stagione è venuto a mancare Davide Astori, all'interno dello spogliatoio c'era grande sofferenza e lì è scattato qualcosa in noi, ci siamo uniti sempre di più come gruppo e in quei momenti ho capito perché certi allenatori arrivano a quei livelli. Anche lui è un tecnico abituato a curare tutti gli aspetti, dalla colazione alla cena di squadra fino alla partita".
In viola hai giocato con Federico Chiesa. Si vedeva già il talento che ha poi mostrato negli anni?
"Assolutamente sì, c'era già questa percezione e proprio in quella stagione (2017-18, ndr) si è consacrato in Serie A. Il suo talento era chiaro fin da subito perché aveva un passo diverso dagli altri. Ha bisogno del giusto contesto per esprimersi al meglio ma le sue qualità sono indiscutibili e le ha dimostrate. Probabilmente, adesso, il fatto di giocare meno lo porterà a tirare fuori qualcosa in più e sono convinto che continuerà a fare bene".
Come è stato l'approccio con la Kings League?
"C'è molta competitività, se sono qui non è solo per divertirmi ma anche per competere. È una competizione organizzata molto bene e faccio i complimenti a tutti coloro che curano ogni aspetto nei minimi dettagli. Alla base di questo progetto c'è Gerard Piqué, che è stato molto bravo a creare un format divertente e con quella giusta dose di adrenalina".
Come ti trovi nei Boomers e quali sono le ambizioni della squadra?
"Con i Boomers mi trovo molto bene, ho trovato un gruppo che lavora in un certo modo e che ha voglia di vincere. Stiamo andando bene, siamo al sesto posto in classifica. Partita dopo partita stiamo crescendo sempre di più come squadra e vogliamo andare avanti così. Abbiamo un unico obiettivo: vincere la Kings League Italia e qualificarci al Mondiale per Club. Siamo tutti partecipi all'interno del progetto e questa la cosa più bella, perché questo sport ci insegna che il gruppo fa la differenza".
Sei partite, undici gol e tre volte MVP: ti aspettavi questo score e quanto ancora puoi migliorare?
"Mi aspettavo di divertirmi, non mi aspettavo di realizzare tre triplette ma, in realtà, non mi sono posto nessun obiettivo a livello personale in termini di gol. In Kings League come nel calcio, se prendi tutto come un divertimento fai meno fatica, perché cerchi di abbinare il giusto mix di spensieratezza a quelli che sono i tuoi obiettivi in campo. Poi è chiaro che vincere aiuta a vincere".
Com’è Fedez come presidente e qual è il suo rapporto con la squadra?
"Fedez è una persona fantastica, sta sempre molto vicino alla squadra sia quando si vince che quando si perde. È una bella esperienza che ti forma sotto tanti aspetti e, in questo senso, lui riesce sempre a farci stare bene. Al di là di ciò che riguarda la competizione, è una persona di una semplicità incredibile".
La tua Top Seven della Kings League
"In porta metto Antonio Iuliano degli Zebras, in difesa il mio capitano Stefano Sberna e Alessio Marcone dei TRM, che purtroppo, nella partita contro di noi ha riportato la rottura del crociato. Ho già avuto l'occasione di sentirlo e gli faccio nuovamente un grosso in bocca al lupo. A centrocampo metto Perrotti della Zeta Fc, Colombo dei TRM e uno tra Tommaso Conte dei Circus e Fran Hernandez dei Gear 7, è una scelta difficile. In attacco Santoro dei Boomers, mentre io mi metto in panchina. Al di là di questi nomi ci sono altri giocatori che stanno facendo molto bene, tra cui Gelsi dei Gear 7, Loiodice dei Caesar e Berra degli Zebras".
Chi è secondo te il miglior allenatore della Kings League e chi il miglior presidente?
"Come allenatore mi piace molto Pol Font dei Gear 7, lavora molto bene tatticamente sia sulla fase difensiva che su quella offensiva. Come miglior presidente dico Fedez".
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